Abbiamo un patrimonio artistico e culturale riconosciuto da tutti, ma a differenza di altri Paesi, tendiamo a trascurarlo. Un atteggiamento delittuoso, perché l'arte potrebbe essere un volano straordinario per far ripartire il Paese.
È certamente interessante discutere di economia internazionale, dell'euro, dei tassi di interesse, perché da quelli dipendiamo, ma non bisogna commettere l'errore di trascurare tutto il resto. Dobbiamo assolutamente valorizzare quello che abbiamo e dare un valore alle nostre eccellenze, quello che cospicuamente non viene fatto invece in Italia, perché alla nostra eccellenza principale, l'arte, assegniamo un valore pari a zero.
Di solito si tende a pensare che l'economia e l'arte non vadano in parallelo, e invece no. Qualche esempio? L'aggiudicazione record fatta a New York per l'Urlo di Munch. Parliamo di cifre importanti, anche 120 milioni di dollari, che equivalgono a due tonnellate e mezzo di oro. Da noi quadri e capolavori vengono ammassati nei sotterranei di musei, dove nessuno li può vedere; abbiamo parchi archeologici, come quello di Pompei, che farebbero la fortuna di qualsiasi nazione, e invece sono lasciati all'incuria, e non si pensa mai al potenziale indotto che l'arte potrebbe generare. Si stigmatizzano spesso gli sprechi di denaro, ma è uno spreco anche avere un tesoro e non usarlo.
Siamo soffocati dai debiti, ci disperiamo perché ci mancano i soldi, le risorse per poter andare avanti. Sapere di avere un valore enorme nel nostro territorio, e buttarlo lì, non farlo fruttare, è veramente un peccato.
Questa settimana a Milano inizia il periodo dedicato alle aste. Ci sono esposizioni della casa d'aste austriaca Dorotheum, poi dopo seguiranno quelle di Sotheby's, e chi vorrà avvicinarsi al mondo del mercato dell'arte potrà entrare liberamente, toccare, vedere con i propri occhi, perché l'arte non è soltanto per ricchi, ci sono quadri d'autore che costano come un bel vestito, ma a differenza di questo, rappresentano un valore nel tempo, regalano ogni giorno quello che noi appassionati di mercato dell'arte definiamo il dividendo estetico, vale a dire la bellezza che ci rende più felici e migliora la nostra qualità della vita.
A Novembre, gli appuntamenti legati al mercato dell'arte sono numerosi, è in corso in questo momento a Firenze Florence, una serie di conferenze e incontri aventi per tema l'arte. Inoltre, tra poco a Milano partirà l’Art For Business Forum, incentrato sulle possibilità dell'arte di migliorare la produttività e l'incrocio tra arte e impresa, e poi come dicevo a fine novembre le aste d'arte contemporanea.
E' un modo per capire quanto valore ci sia tutto intorno a noi, tante volte dimenticato, trascurato, sprecato, mentre all'estero c'è piena contezza del valore dell'arte. Per noi non puntarci è assolutamente delittuoso.
Qual è stato l'effetto della crisi economica sull'arte? Quest'ultima potrebbe essere un volano per uscire dalla crisi?
Con la crisi il mercato dell'arte in Italia si è fermato, anche quel poco che stava iniziando a partire si è bloccato, perché c'è il timore di esporsi e subire controlli fiscali. A ben pensarci è grottesco, perché se io compro un milione di Euro di buoni del tesoro nessuno viene a puntarmi il dito contro, mentre se spendo un milione di Euro per un bel quadro mi sto concedendo un lusso. In realtà, se sono un evasore e ho ottenuto questo milione di Euro con metodi illeciti dovrei essere individuato in tutte e due i casi.
Dunque si va a colpire quello che potenzialmente potrebbe essere utile, mentre si dovrebbe fare esattamente il contrario: utilizzare l'arte come un volano per l'uscita dalla crisi, incentivando le esportazioni. Allo stato attuale ad esempio, avendo un trenta per cento di svantaggio di valuta non possiamo competere con i tedeschi e la loro capacità di fabbricare prodotti di alto livello tecnologico, ma potremmo essere realmente competitivi valorizzando la nostra arte, i nostri beni culturali, portando gente a vederli, propagandandoli, facendo merchandising, creando consapevolezza, valore, e in definitiva posti di lavoro e benessere.
Un caso emblematico è quello di Bilbao, una città che era in crisi profondissima, con una situazione di fortissimo disagio sociale. Come ne sono venuti fuori? Facendo il Guggheneim, un museo bellissimo che è diventato un'attrazione grazie al quale la città è rifiorita.
Lì hanno creato dal niente, noi invece dovremmo semplicemente gestire meglio l'esistente e creeremmo lavoro, invece di fare miliardi di sprechi. Se Pompei diventasse totalmente fruibile e totalmente gestibile, come meriterebbe un luogo così unico, quanti posti di lavoro si creerebbero? Quanti capitali si attirerebbero?
Fonte: Cado in piedi – di Claudio Borghi Aquilini
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