Che l’Università italiana sia nel pieno della fase discendente della
sua parabola è noto a tutti, ma che facesse un tonfo così sonoro davvero non ce
lo si aspettava. Le Accademie delle Belle Arti italiane, da quella di Firenze a
quella di Roma sono state ufficialmente considerate fuori dal circuito delle
università internazionali ed europee, come dire: vuoi che l’arte diventi il tuo
mestiere? Impara ad arrangiarti. La notizia non può che destare scalpore se si
pensa a quanto antiche siano le Accademie d’arte italiane e di quale eredità
culturale esse siano figlie a dispetto di quelle del resto d’Europa.
E’ paradossale, ma a quanto pare la storia millenaria delle città
italiane e della loro architettura non ha alcun valore anzi, gli studenti
italiani sono talmente snob da preferire una preparazione più europea andando
altrove, lasciando il patrimonio artistico del proprio paese come un orfano
alla ricerca della madre. Ma per fortuna che a pensarci (al suo paese
ovviamente) c’è Giuseppe Scalera che ha depositato ufficialmente presso la VII
Commissione Culturale della Camera dei Deputati una proposta di legge per
trasformare le venti accademie di Belle Arti italiane in vere e proprie facoltà
universitarie.
Una proposta coraggiosa che serve a restituire quel senso olistico e
multidisciplinare che caratterizza o dovrebbe caratterizzare il sapere
universitario e che vede schierate in prima linea personalità autorevoli del
mondo dello spettacolo e della cultura, per sostenere gli intenti ammirevoli di
Scalera. Rita Levi Montalcini, Gillo Dorfles, Dario Fo, Achille Mauri, Claudio
Magris e tanti altri si sono mostrati entusiasti e favorevoli ad una riforma
universitaria che si diriga in tal senso. Solo in questo modo è possibile
recuperare la propria identità di individuo appartenente ad un territorio accettando le altre. Un sapere
autentico si basa sulla conoscenza delle varie discipline, quelle artistiche
comprese.
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