di Monica Bruna
per Targatocn.it
Le chiocciole, i lupi, le rane, i conigli, le tartarughe ed altri
animali colorati e giganti del Cracking Art Group che in questi giorni stanno
invadendo le strade di Cuneo, hanno suscitato opinioni discordanti fra i
cittadini. C'è a chi piace e a chi no. “Ma è arte questa? E che cosa vuol
dire?”, si domandano quelli che non hanno apprezzato l'iniziativa. La
spiegazione tecnica degli artisti sarebbe questa: “L’idea è quello di evocare e
rinnovare un rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale
attraverso l'uso rivoluzionario di materie plastiche frutto del cracking
catalitico (da cui il nome del gruppo), che trasformano il petrolio in materia
organica”. Gli scettici potrebbero allora rispondere: “E allora? Tanto io non
capisco lo stesso”.
Io non sono una studiosa dell'arte, ma la seguo da semplice
appassionata, ed in tutte le sue forme. Per me il grande equivoco è quello di
volere distinguere in senso manicheo quella che è stata l'arte passata,
classica, e l'arte contemporanea. Solo la prima di dovrebbe fregiare del titolo
di “Arte”, di “Opera d'Arte”, perché “si capisce”. Un semplicismo, questo.
Ad uno sguardo superficiale, se ci troviamo di fronte, per esempio, al
“Martirio di San Lorenzo”, opera di Tiziano esposta ad Alba, la Pala illustra,
banalmente, la morte del santo. Sì certo, c'è la tecnica, “è dipinto bene”. Ma
non è tutto qui. Il quadro parla anche d'altro, di molto d'altro (vedi infatti
http://www.gazzettadalba.it/2012/05/il-martirio-di-sanlorenzo/).Invece, la
chiocciola dei Cracking Art l'hanno capita benissimo i bambini che la
toccavano, l'accarezzavano, ridevano e dicevano “ma è molle!”: arte sicuramente
alla portata di tutti.
Certo, molte opere di arte contemporanea sono “furbe” e “cialtrone”,
altre fanno parte della categoria “questo lo sapevo fare anche io” (peccato
però che ci abbia pensato prima qualcun altro), ma non è tutto così. In alcuni
casi dietro ci sono delle intuizioni sorprendenti, che ribaltano la visione
comune, ma sono talmente innovative che si fatica a capirle, anche se spesso si
tratta solo di una questione di tempo. Occorre ricordare che anche i primi
impressionisti non furono “capiti” ed osteggiati, mentre ora sono considerati
addirittura dei “classici”.
Un'altra differenza fra l'arte “classica” e quella moderna sta nel
tipo di sensazioni che queste ultime trasmettono. Alcune sono tattili, come per
le lumache, altre ludiche, altre visive con contaminazioni cinematografiche,
altre estremamente emotive, altre divertenti, altre ancora coinvolgenti. Spesso
entrare in un museo di arte contemporanea significa quasi visitare un “luna
park” ricco di sorprese che non t’aspetti: pavimenti che traballano, tunnel con
la pioggia che non ti bagna, percorsi al buio, cavalli imbalsamati appesi al
soffitto, enormi superfici specchianti, materassi congelati da serpentine
refrigeranti, foglie d’insalata compresse da due mattoni…e così via.
Occorre poi anche concedere alla modernità il necessario passare del
tempo che permetta di “abituarsi”, ovvero di riuscire a capire, immediatamente,
senza tanti ragionamenti, che forse “quella cosa lì” non è un sasso buttato per
terra – vedi Richard Long (una cui opera è ospitata al forte di Vinadio), le
cui opere interagiscono con il paesaggio riorganizzandone lo spazio e i
materiali (pietre, legno, zolle erbose, foglie, fango, ecc.) in nuove forme
essenziali (cerchi, linee, brevi percorsi a zig-zag) – ma c'è ben di più.
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