Satiro danzante |
Sono opere d'arte invisibili quelle custodite nei musei siciliani:
impegnate in lunghe trasferte all'estero che le tengono distanti da casa o
perché negate alla fruizione dalla chiusura dello stesso museo. La denuncia
parte da un post su Facebook scritto da Adriano Sofri, il racconto di una serie
di mancati incontri con le opere d'arte che lo scrittore desiderava vedere in
occasione del suo soggiorno siciliano. Visite impossibili, perché le opere sono
da tempo disseminate in musei lontani, e la loro assenza dai luoghi espositivi
che generalmente le accolgono non è segnalata: così accade che i turisti che
pianificano una visita in Sicilia in giro per musei, possano rimanere delusi. E
cercare invano opere sostituite da un cartellino che ne spiega l'assenza.
La lista delle opere eccellenti fuori sede -
anche quelle che in realtà non potrebbero partire, perché iscritte in
una lista di beni "inamovibili", secondo la direttiva assessoriale
del 23 maggio 2007 - è lunga: l'Efebo di marmo del museo di Mozia,
e che è stato inviato a Londra in seguito ad accordi di scambio in occasione
delle Olimpiadi, è adesso a Malibu, al Museo Getty, dove sarà in mostra fino
all'aprile 2013; la licenza di espatrio è stata firmata però fino all'agosto
del 2013, e nel caso in cui il nuovo assessore regionale ai Beni culturali
(assente in questo momento di transizione) vorrà, potrà firmare la proroga che
lo vedrà ancora in circolazione fino al 2014, a Cleveland dove sarebbe atteso
con l'intera mostra in questo momento allestita al Getty.
Il periodo massimo di assenza delle opere preventivato dal codice dei
Beni culturali è di diciotto mesi, ma in realtà non essendo attiva la Consulta
dei Beni culturali, la decisione spetterà esclusivamente all'assessore
regionale, quando verrà nominato. L'Efebo di Selinunte si trova a Shanghai
esposto in occasione della mostra organizzata dalla Triennale, che chiuderà il
31 gennaio 2013: ma è stata firmata una proroga fino al 28 febbraio, per dare
il tempo di smontare e rispedire l'opera. Insieme all'Efebo, sono a Shanghai
cinque dipinti provenienti dalla Galleria di arte moderna di Palermo, due opere
di Francesco Lojacono, e tre tele di Antonino Leto, Ettore De Maria Bergler e
Niccolò Giannone.
Il Satiro danzante, scultura di straordinaria bellezza attribuita alla
scuola di Lisippo, da Mazara del Vallo è volata a Londra, per una mostra sui
bronzi alla Royal Academy: insieme al Satiro, è a Londra per la medesima
esposizione l'Ariete conservato al Museo archeologico Salinas di Palermo.
Il museo Salinas, custode delle metope di Selinunte e della Pietra di
Palermo, a sua volta è chiuso dal luglio 2009: l'apertura, prevista per la fine
di quest'anno, slitta di un paio di mesi, data ancora da determinare. Per
fortuna i reperti etruschi della collezione Casuccini sono esposti all'Albergo
delle povere.
La mostra di Londra chiuderà il 9 dicembre, ma è ancora in bilico il
ritorno dell'Ariete - descritto da Wolfgang Goethe nel suo
"Viaggio in Sicilia" e ritratto nelle incisioni di Jean Hoeul - che
potrebbe nuovamente partire e andare a Los Angeles per una mostra dell'anno
prossimo.
Sia il Satiro, che l'Ariete e l'Auriga fanno parte del nucleo delle
ventuno opere inamovibili, ma proseguono a viaggiare con permessi speciali che
le vedono partire per lunghi periodi, anche a seguito di scambi con altre opere
o mostre provenienti da musei internazionali.
Chiuso, questa volta per lavori di restauro e per difficoltà
economiche, il Museo Mandralisca di Cefalù, che custodisce opere di primissimo
piano come il Ritratto d'ignoto marinaio, capolavoro di Antonello da Messina.
Manlio Peri, vicepresidente della Fondazione Mandralisca, spiega: "Stiamo
ultimando i lavori per la realizzazione dell'impianto antincendio ed elettrico,
quest'ultimo vecchio e pericoloso. La consegna dei lavori dovrebbe avvenire a
fine gennaio, e così a Natale il museo rimarrà chiuso. In realtà ci sono ben
altri problemi economici: il personale non riceve lo stipendio da otto mesi, e
dunque non so come andrà a finire, se saremo nelle condizioni di riaprire".
Tempi lunghi, lunghissimi, dunque, per rivedere la tavoletta che ispirò
Vincenzo Consolo.
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