giovedì 22 novembre 2012

Musei chiusi, opere d'arte in prestito, ecco i gioielli proibiti di Sicilia.


Satiro danzante


Sono opere d'arte invisibili quelle custodite nei musei siciliani: impegnate in lunghe trasferte all'estero che le tengono distanti da casa o perché negate alla fruizione dalla chiusura dello stesso museo. La denuncia parte da un post su Facebook scritto da Adriano Sofri, il racconto di una serie di mancati incontri con le opere d'arte che lo scrittore desiderava vedere in occasione del suo soggiorno siciliano. Visite impossibili, perché le opere sono da tempo disseminate in musei lontani, e la loro assenza dai luoghi espositivi che generalmente le accolgono non è segnalata: così accade che i turisti che pianificano una visita in Sicilia in giro per musei, possano rimanere delusi. E cercare invano opere sostituite da un cartellino che ne spiega l'assenza.

La lista delle opere eccellenti fuori sede  -  anche quelle che in realtà non potrebbero partire, perché iscritte in una lista di beni "inamovibili", secondo la direttiva assessoriale del 23 maggio 2007  -  è lunga: l'Efebo di marmo del museo di Mozia, e che è stato inviato a Londra in seguito ad accordi di scambio in occasione delle Olimpiadi, è adesso a Malibu, al Museo Getty, dove sarà in mostra fino all'aprile 2013; la licenza di espatrio è stata firmata però fino all'agosto del 2013, e nel caso in cui il nuovo assessore regionale ai Beni culturali (assente in questo momento di transizione) vorrà, potrà firmare la proroga che lo vedrà ancora in circolazione fino al 2014, a Cleveland dove sarebbe atteso con l'intera mostra in questo momento allestita al Getty.

Il periodo massimo di assenza delle opere preventivato dal codice dei Beni culturali è di diciotto mesi, ma in realtà non essendo attiva la Consulta dei Beni culturali, la decisione spetterà esclusivamente all'assessore regionale, quando verrà nominato. L'Efebo di Selinunte si trova a Shanghai esposto in occasione della mostra organizzata dalla Triennale, che chiuderà il 31 gennaio 2013: ma è stata firmata una proroga fino al 28 febbraio, per dare il tempo di smontare e rispedire l'opera. Insieme all'Efebo, sono a Shanghai cinque dipinti provenienti dalla Galleria di arte moderna di Palermo, due opere di Francesco Lojacono, e tre tele di Antonino Leto, Ettore De Maria Bergler e Niccolò Giannone.

Il Satiro danzante, scultura di straordinaria bellezza attribuita alla scuola di Lisippo, da Mazara del Vallo è volata a Londra, per una mostra sui bronzi alla Royal Academy: insieme al Satiro, è a Londra per la medesima esposizione l'Ariete conservato al Museo archeologico Salinas di Palermo.

Il museo Salinas, custode delle metope di Selinunte e della Pietra di Palermo, a sua volta è chiuso dal luglio 2009: l'apertura, prevista per la fine di quest'anno, slitta di un paio di mesi, data ancora da determinare. Per fortuna i reperti etruschi della collezione Casuccini sono esposti all'Albergo delle povere.

La mostra di Londra chiuderà il 9 dicembre, ma è ancora in bilico il ritorno dell'Ariete  -  descritto da Wolfgang Goethe nel suo "Viaggio in Sicilia" e ritratto nelle incisioni di Jean Hoeul  -  che potrebbe nuovamente partire e andare a Los Angeles per una mostra dell'anno prossimo.

Sia il Satiro, che l'Ariete e l'Auriga fanno parte del nucleo delle ventuno opere inamovibili, ma proseguono a viaggiare con permessi speciali che le vedono partire per lunghi periodi, anche a seguito di scambi con altre opere o mostre provenienti da musei internazionali.

Chiuso, questa volta per lavori di restauro e per difficoltà economiche, il Museo Mandralisca di Cefalù, che custodisce opere di primissimo piano come il Ritratto d'ignoto marinaio, capolavoro di Antonello da Messina. Manlio Peri, vicepresidente della Fondazione Mandralisca, spiega: "Stiamo ultimando i lavori per la realizzazione dell'impianto antincendio ed elettrico, quest'ultimo vecchio e pericoloso. La consegna dei lavori dovrebbe avvenire a fine gennaio, e così a Natale il museo rimarrà chiuso. In realtà ci sono ben altri problemi economici: il personale non riceve lo stipendio da otto mesi, e dunque non so come andrà a finire, se saremo nelle condizioni di riaprire". Tempi lunghi, lunghissimi, dunque, per rivedere la tavoletta che ispirò Vincenzo Consolo.


Fonte: La Repubblica - di Paola Nicita

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