L’Italia è tra i Paesi che presentano il maggior numero di siti
dichiarati patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. La lista di questi luoghi
protenderebbe ad aumentare se consideriamo le nuove candidature: pensiamo
alle Ville Medicee in Toscanao all’Etna in Sicilia.
Proprio la terra di Trinacria, da sola, annovera ben cinque siti
UNESCO. Sono stati infatti insigniti del riconoscimento internazionale la
Valle dei Templi, le isole Eolie, i mosaici di Piazza Armerina, la Val di Noto
e i siti Siracusa-Ortigia-Pantalica.
Eppure, nonostante queste autorevoli onorificenze che elevano sì il
territorio e la sua storia, ma lo investono anche di un’importante
responsabilità nei confronti della società internazionale, la gestione di tali
patrimoni non sembra essere all’altezza del loro grande valore.
A dimostrarlo il fatto che ben due miliardi di fondi
europei destinati agli attrattori culturali siciliani sono andati persi, a
causa di piani di gestione inesistenti per il quinquennio
2007-2013.
L’allarme è stato lanciato da Salvo Baio, presidente
del Consorzio universitario Archimede, che sulle pagine del
quotidiano “La Sicilia” denuncia: “Anche altri fondi europei sono
andati perduti: in particolare quelli che annualmente mette a disposizione per
i siti Unesco il ministero dei Beni culturali e quelli previsti dai programmi
operativi del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Porfesr)”.
Ad aggravare la questione è dunque il fatto che lo Stato finanzia
annualmente gli studi tecnici necessari per la predisposizione di questi piani
di gestione, senza i quali l’Unione Europea non rilascia i fondi. Il risultato
è l’ennesima inutile perdita di denaro pubblico, che va ad aggiungersi al
mancato sostegno economico da parte di Bruxelles e alla disastrosa manutenzione
del nostro patrimonio culturale, il quale versa in molti casi in condizioni
inaccettabili. In tale stato i nostri tesori archeologici, artistici e
architettonici perdono di attrattiva per i turisti provocando al nostro Paese
un ulteriore significativo impoverimento, non solo culturale, ma anche
economico.
Questo circolo vizioso non riguarda solo i beni UNESCO, ma si estende
purtroppo anche ad altri ambiti: è di pochi giorni fa l’avvio di un’inchiesta
da parte della Procura della Repubblica di Palermo relativa alla
gestione economica del circuito del Mito. Secondo quanto riportato
da “Live Sicilia” è da chiarire l’impiego da parte dell’assessorato
regionale al turismo di ben otto milioni di fondi europei destinati
alla manifestazione, dall’edizione del 2010 ad oggi. La procedura prevede
infatti che la direzione artistica del Mito ha la riserba di selezionare
gli spettacoli da inserire nel programma; una volta individuato il cartellone,
questo viene comunicato alla Regione che si occupa di provvedere a servizi e
attività a sostegno della rassegna. La Corte dei Conti ha infine
l’ultima parola nell’approvazione dell’organizzazione; gli inquirenti devono
ora rilevare in quale di queste fasi c’è la falla del sistema che non fa
tornare i conti.
Depone a sfavore delle istituzioni siciliane anche l’appello lanciato da artisti e lavoratori dello spettacolo locali, ulteriore nota di demerito che dimostra la scarsa attenzione della classe politica nei confronti della cultura. Nel loro monito si legge: “Clamorosi sono stati (e sono) i ritardi nella gestione (dissennata) dei finanziamenti Europei (POR) destinati alle iniziative culturali nell’isola, tanto nei pagamenti (fermi al 2010), quanto nelle modalità di gestione, la mancanza di regole chiare, paletti-guida precisi, tempi certi, si sono trasformate così per le aziende culturali in un boomerang economicamente drammatico, che sta mettendo a rischio un intero settore. La cabina di regia regionale per la gestione dei fondi Europei si è rivelata un disastro. Le manifestazioni chiudono. Gli organizzatori scappano dall’Isola. Gli artisti emigrano”.
Questa mala gestione rischia di affossare lo splendore di questa terra dove la cultura si respira in ogni angolo, in ogni architettura, e in ciascun luogo ma, a quanto sembra, non certo nelle sale del Palazzo dei Normanni.
Depone a sfavore delle istituzioni siciliane anche l’appello lanciato da artisti e lavoratori dello spettacolo locali, ulteriore nota di demerito che dimostra la scarsa attenzione della classe politica nei confronti della cultura. Nel loro monito si legge: “Clamorosi sono stati (e sono) i ritardi nella gestione (dissennata) dei finanziamenti Europei (POR) destinati alle iniziative culturali nell’isola, tanto nei pagamenti (fermi al 2010), quanto nelle modalità di gestione, la mancanza di regole chiare, paletti-guida precisi, tempi certi, si sono trasformate così per le aziende culturali in un boomerang economicamente drammatico, che sta mettendo a rischio un intero settore. La cabina di regia regionale per la gestione dei fondi Europei si è rivelata un disastro. Le manifestazioni chiudono. Gli organizzatori scappano dall’Isola. Gli artisti emigrano”.
Questa mala gestione rischia di affossare lo splendore di questa terra dove la cultura si respira in ogni angolo, in ogni architettura, e in ciascun luogo ma, a quanto sembra, non certo nelle sale del Palazzo dei Normanni.
Nessun commento:
Posta un commento