venerdì 19 ottobre 2012

L'Unesco sull'orlo di un collasso finanziario dopo il taglio dei fondi Usa.




Solo pochi giorni fa alcuni delegati Unesco hanno visitato, a un anno dall'alluvione, il territorio delle Cinque Terre per verificare lo status di uno dei tanti luoghi, sono 47 all'oggi nel nostro Paese, che sono annoverati tra i patrimoni dell'Umanità. Ma ci saranno ancora in futuro queste tutele? Chi salverà d'ora in poi i patrimoni salvaguardati se anche l'Unesco risente della crisi? A peggiorare i conti dell'Unesco, non sono stati però investimenti sciagurati, leggerezze contabili o spese pazze ai danni delle bellezze del mondo, (all'italica maniera) bensì il mancato versamento della quota annuale degli Stati Uniti. Il Paese ha deciso nel 2011 di bloccare il finanziamento (che rappresenta il 22% del budget totale dell'organizzazione), dopo che la Palestina è stata accettata come Stato membro a pieno titolo dell'agenzia Onu.
A denunciare la grave situazione Irina Bokova, la direttrice generale in una intervista al quotidiano Le Monde. Il buco di 116 milioni di euro registrato a inizio anno, a causa del mancato contributo americano, ha costretto l'organizzazione a cancellare diverse iniziative, tra le quali un programma di educazione globale sul tema dell'Olocausto e uno sullo Tsunami, e a congelare 336 assunzioni (15% della forza lavoro). Bokova, spera in un ravvedimento degli Stati Uniti entro il 2013, altrimenti, come prevede il regolamento, il Paese americano non avrà più diritto di voto per non aver pagato la quota.

Fonte: Il Sole 24 ORE

Nessun commento:

Posta un commento