giovedì 18 ottobre 2012

Hirst e le farfalle sacrificate all'arte.




Centinaia di ali battevano nelle due stanze senza finestre della Tate Modern di Londra, la galleria dove l’artista Damien Hirst esponeva il lavoro di cui erano protagoniste le farfalle. Migliaia di lepidotteri hanno mangiato, volato e vissuto dentro l’opera "In and Out of Love". E migliaia di loro – 9mila per la precisione – sono morti. Ancora le farfalle. Ancora lui. Ancora le associazioni per la protezione degli animali, che s’infuriano e denunciano.
La mostra di Hirst alla Tate Modern, chiusa il 9 settembre, è stata la più grande retrospettiva dell’artista tenuta in suolo britannico, con opere famose in tutto il mondo, come il teschio ricoperto da 8.500 diamanti. Un successo straordinario, quasi 3mila visitatori al giorno, una delle esibizioni più popolari che la galleria inglese abbia mai tenuto. Peccato che i dati forniti dalla Tate abbiano rivelato che nel corso delle 23 settimane di durata, 9mila farfalle hanno perso la vita. Ogni settimana circa 400 farfalle venivano a rimpiazzare quelle perite nella precedente, molte calpestate o ferite a morte mentre i visitatori se le scrollavano di dosso. Appartenevano a due specie tropicali, che nella natura vivono fino a nove mesi, mentre nell’esibizione sono durate pochi giorni, e a volte solo poche ore. La Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), la più grande organizzazione per la protezioni di animali del Regno Unito, è insorta: «Ci sarebbe una rivolta popolare se la mostra coinvolgesse altri animali, come i cani. Solo perché sono farfalle, non significa che non meritino di essere trattate con gentilezza», ha dichiarato un portavoce dell’RSPCA al Telegraph. La galleria si è difesa dicendo che le farfalle hanno vissuto lì la fase conclusiva del loro ciclo vitale, in uno spazio le cui condizioni erano adatte a loro.

Fonte: Corriere della Sera



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