Centinaia di ali battevano nelle due stanze senza finestre della Tate
Modern di Londra, la galleria dove l’artista Damien Hirst esponeva il lavoro di
cui erano protagoniste le farfalle. Migliaia di lepidotteri hanno mangiato,
volato e vissuto dentro l’opera "In and Out of Love". E migliaia di
loro – 9mila per la precisione – sono morti. Ancora le farfalle. Ancora lui.
Ancora le associazioni per la protezione degli animali, che s’infuriano e
denunciano.
La mostra di Hirst alla Tate Modern, chiusa il 9 settembre, è stata la
più grande retrospettiva dell’artista tenuta in suolo britannico, con opere
famose in tutto il mondo, come il teschio ricoperto da 8.500 diamanti. Un
successo straordinario, quasi 3mila visitatori al giorno, una delle esibizioni
più popolari che la galleria inglese abbia mai tenuto. Peccato che i dati
forniti dalla Tate abbiano rivelato che nel corso delle 23 settimane di durata,
9mila farfalle hanno perso la vita. Ogni settimana circa 400 farfalle venivano
a rimpiazzare quelle perite nella precedente, molte calpestate o ferite a morte
mentre i visitatori se le scrollavano di dosso. Appartenevano a due specie
tropicali, che nella natura vivono fino a nove mesi, mentre nell’esibizione
sono durate pochi giorni, e a volte solo poche ore. La Royal Society for the
Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), la più grande organizzazione per la
protezioni di animali del Regno Unito, è insorta: «Ci sarebbe una rivolta
popolare se la mostra coinvolgesse altri animali, come i cani. Solo perché sono
farfalle, non significa che non meritino di essere trattate con gentilezza», ha
dichiarato un portavoce dell’RSPCA al Telegraph. La galleria si è difesa
dicendo che le farfalle hanno vissuto lì la fase conclusiva del loro ciclo
vitale, in uno spazio le cui condizioni erano adatte a loro.
Fonte:
Corriere della Sera
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