Il ministro Bray, l'archeologo Salvatore Settis, Vittorio Sgarbi, ma soprattutto un piccolo esercito di storici dell'arte, dipendenti delle sovrintendenze, studiosi e media proveniente da tutta Italia. Un corteo silenzioso, quasi mille persone, tra le vie del centro storico ferito a morte dal sisma, ma dirompente nel messaggio. Mai, prima d'ora, il mondo della cultura italiano si era riunito in massa per protestare contro l'abbandono del patrimonio monumentale. E', successo, all'Aquila, grazie all'appello lanciato da Italia Nostra.
«È il primo nostro corteo nella storia della Repubblica italiana - ha detto l'ideatore dell'iniziativa, Tomaso Montanari, docente che ha guidato la manifestazione - qui è l'Italia, L'Aquila non è solo una questione dell'Abruzzo, è una questione nazionale».
«Questi sono luoghi feriti in profondità. Sono colpito e turbato» ha detto il Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray. «Queste comunità sono state private della loro storia, dei loro luoghi e delle tracce della loro memoria».
Gli storici dell'arte «intendono scuotere con forza tutte le istituzioni e ogni cittadino italiano. Vogliamo ricordare che non ha paragone al mondo la tragedia di un simile centro monumentale abitato, che ancora giace distrutto, a quattro anni dal terremoto che l'ha devastato, e a quattro anni dalle scelte politiche che l'hanno condannato ad una seconda morte».
«L'Aquila è una tragedia italiana» e «oggi la comunità nazionale e la storia dell'arte è a L'Aquila per dire che il centro è un unico monumento di assoluto valore culturale, che appartiene alla nazione, e che ora la nazione deve essere al servizio de L'Aquila».
Fonte: Il Messaggero
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